La performance ha come filo conduttore l’oscuro potere creativo legato allo spirito nascosto della dolente Spagna: il “duende”. Nel 1930 Lorca tenne una conferenza a Buenos Aires proprio su questo tema e lo descrisse così: “Per cercare il duende non c’è mappa ne esercizio. Si sa solo che brucia il sangue come un tropico di vetri, che estenua, che respinge tutta la dolce geometria appresa, che rompe gli stili, che si appoggia al dolore umano inconsolabile, che fa sì che Goya, maestro dei grigi, degli argenti e dei rosa della miglior pittura inglese, dipinga con le ginocchia e coi pugni con orribili neri bitume”.
"Negro betún" è una Live Performance concepita per teatri,
musei e spazi culturali.
Coniugando action painting, body performance e visual art,
il nuovo progetto di el parte da una riflessione nonché una ricerca monografica del poeta e drammaturgo Federico García Lorca, sulle opere del pittore Francisco Goya e dell’esponente del graffittismo americano Jean Michel Basquiat.
L’interpretazione di el cerca di proiettare il confronto con l’oscuro potere creativo contenuto in ogni individuo. Nel farlo vengono a galla contraddizioni e lacerazioni profonde con una sincerità che diventa ancora più dirompente e brutale proprio perché si è così tanto cercato di occultarla ossessivamente.
In Negro betún, il protagonista si immerge in un atto pittorico viscerale e onirico dove si mescolano segni grafico-pittorici e linguaggio del corpo: un insieme meraviglioso di potere oscuro e creatività, raziocinio e follia.
"óneiros"
Live performance per la presentazione della scultrice Eva Antonini
"Le strade dell'arte", Cannero Riviera (Piemonte) – 8 aprile 2023
Fondazione Claudia Lombardi, Figino – 7 luglio 2022
"óneiros" è un percorso di trasformazione, un viaggio che inizia con l'artista come scultura immobile. La performance esplora il tentativo di rompere la rigida corazza della pietra per dare vita al movimento, attivare i sensi e utilizzare la pelle come confine tra l'interiorità e il mondo esterno. Tuttavia, una volta liberatosi dell'involucro, l'artista si confronta con la sua inesperienza nel muoversi, respirare, sentire. Questa metamorfosi è travolgente e genera il desiderio di ritornare alla solidità della materia, ma il viaggio non può essere invertito. Nel tentativo di tornare a uno stato di durezza, emerge una fragilità intimamente umana. Il processo trasforma il linguaggio del corpo da scultoreo a umano, culminando nella creazione di una splendida scultura che rappresenta l'essere umano autentico, illuminato dalla sofferenza e trasformato in una vera umanità.